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Come orientare la comunicazione aziendale dopo il coronavirus

I dati appaiono in costante miglioramento; le imprese, le attività commerciali, la ristorazione stanno muovendo passi concreti verso una concreta ripartenza. Ovviamente la curva epidemiologica del coronavirus resta un sorvegliato speciale, ma la voglia di tutti i comparti economici di superare la fase emergenziale è percepibile, oltre che ben comprensibile. Covid-19 infatti ha causato ripercussioni che si trascineranno ancora a lungo, ma un ulteriore sbaglio sarebbe quello di ritornare esattamente alla situazione “quo ante”.

Dopo il Covid, la normalità sarà comunque diversa

Dovremo comprendere (e ce lo dicono i virologi e l’Organizzazione Mondiale della Sanità) che nel mondo di oggi è talmente aumentata la mobilità degli esseri umani che il rischio di nuove pandemie sarà altissimo. Certo, la speranza è che prossime ondate possano essere meno letali e diffuse del Covid-19, ma l’esperienza di ciò che abbiamo appena trascorso dovrà servire ai sistemi sanitari nazionali per ottimizzare i meccanismi di risposta alle emergenze, in termini di organizzazione ospedaliera e disposizioni da adottare. Ma anche il mondo imprenditoriale deve comprendere che serve un profondo cambiamento: nell’organizzazione del lavoro, puntando a strumenti digitali e smart working, nel modo di arrivare ai clienti, e anche nel modo di comunicare.

Anche i consumatori sono cambiati

È comprensibile che quanto abbiamo attraversato lascerà infatti un segno profondo nelle persone, e sposterà alcuni parametri della loro attenzione e consapevolezza rispetto alle imprese, al loro modo di lavorare, i loro valori, la loro attenzione verso gli altri e il pianeta. Sarà importante ben più che in passato trasmettere, attraverso i propri canali di comunicazione, che non si guarda esclusivamente al profitto, ma anche al grado di soddisfazione e benessere dei propri dipendenti e dei propri clienti, alla sostenibilità, alla responsabilità sociale d’impresa.

Prodotti ancora più “buoni”

Il tasso di valori positivi dovrà essere trasferito dall’immagine aziendale anche ai singoli prodotti: se già prima della crisi era in crescita la domanda e si riscontrava un forte apprezzamento per prodotti biologici, attenti all’ambiente, a basso impatto, magari con packaging studiati per essere biodegradabili, attenti ai processi di filiera e possibilmente “Made in Italy”, tanto più queste caratteristiche saranno ricercate dopo l’epidemia.

I consumatori porranno grande attenzione alla provenienza di ciò che acquisteranno, alla loro qualità anche a discapito di un possibile sovrapprezzo rispetto a merci provenienti da lontano. Un sovrapprezzo che comunque dovrà riuscire a essere contenuto, perché è altrettanto certo che l’epidemia ha inciso sulla capacità di spesa delle famiglie, e questa situazione continuerà a lungo.

In definitiva da questa pandemia uscirà un consumatore più consapevole, accorto e prudente: le imprese dovranno rendersene rapidamente conto e cogliere le opportunità di questa nuova consapevolezza, orientando scelte più razionali e sostenibili, e in questo il ruolo della comunicazione sarà fondamentale.

I consumi che saranno avvertiti come “rischiosi”

Sicuramente ci saranno anche alcuni prodotti e consumi che, nella percezione collettiva, saranno collocati dopo l’emergenza in una fascia di maggiore rischio: è assodato che la connessione tra la pandemia e la connettività 5G non abbia fondamenti scientifici, e sia di fatto una classica fake news ma l’opinione pubblica, almeno quella più “fragile” dal punto di vista della cultura scientifica, ne è stato fortemente orientata.

Al di là di questo tema specifico, ci sarà da aspettarsi una maggiore diffidenza verso prodotti importati dalla Cina (che rappresentano una percentuale maggioritaria di molte categorie merceologiche, elettronica in primis), percepita come origine del virus: altra fake news circolata in abbondanza è stata quella che i pacchi e i prodotti arrivati dal gigante asiatico potessero contenere e trasmettere il Covid.

Fondamentale raccontare legame con il territorio e i propri valori positivi

Per le aziende sarà dunque un elemento vincente la narrazione (anche attraverso lo strumento sempre molto apprezzato dello storytelling) del proprio legame con il territorio di produzione, dell’utilizzo di materie certificate, di azioni tese al benessere dei propri dipendenti, o per diminuire l’impatto ambientale, con contenuti approfonditi e di qualità che possano coinvolgere e far sentire protetto e sicuro il consumatore finale.

Un altro elemento che potrà essere evidenziato e promosso tramite la comunicazione aziendale sarà la collaborazione tra impresa e istituzioni, soprattutto a livello territoriale. Nel periodo di massima emergenza, diverse imprese hanno convertito la propria produzione per realizzare dispositivi di produzione individuale, quali gel lavamani o mascherine, e molte di più hanno effettuato importanti donazioni, sempre di mascherine o altri dispositivi, oppure in denaro, per sostenere il sistema sanitario nello sforzo immane che ha compiuto per arginare il virus.

Inutile sottolineare il ritorno di immagine che questo tipo di collaborazioni, con il Governo, le Regioni o i Comuni, ha dato alle imprese che hanno compiuto tali scelte, che le persone ricorderanno anche una volta terminata l’emergenza.

Digital storytelling, carta vincente

Dedicare un po’ di tempo e risorse ad attività di digital storytelling potrà risultare molto vantaggioso: riuscire a raccontare anche il lato umano dell’azienda in questa fase sarà infatti un obiettivo altamente strategico, per far avvertire una maggiore vicinanza al cliente finale. Mostrare come cambia il lavoro all’interno dell’azienda, i provvedimenti per mantenere la salute dei dipendenti, scelte di modifiche alla propria attività in direzione del risparmio energetico, delle minori emissioni, avrà un ritorno ancora maggiore che in passato.

Su quali canali puntare

Oltre a “cosa” comunicare, ovviamente un ruolo essenziale lo avrà il “come”. Una indicazione generale, che varrà per tutti i canali di comunicazione aziendale, sarà quella di accorciare il più possibile la distanza con il consumatore: avere meccanismi di domanda-risposta, poter essere non più un’azienda “moloch” che chiede soltanto di acquistare i propri prodotti, ma in grado di dialogare e rispondere a dubbi e domande, sarà una carta vincente estremamente apprezzata

Presenza on line: da consigliata a essenziale

Da anni è cresciuta in ambito aziendale l’importanza di presidiare con attenzione e costanza i canali on line. La pandemia Covid ha reso questo presidio non più solo importante, ma essenziale, per più di un motivo. Innanzitutto il fatto che a causa della permanenza forzata a casa, l’audience web è costantemente aumentata. Così come un deciso aumento lo ha registrato l’e-commerce.

L’informazione, l’intrattenimento e la comunicazione sono passate soprattutto attraverso internet, anche tramite una costante attività sui social, per scambiarsi informazioni e consigli. L’aggiornamento costante dei canali di comunicazione aziendali (sito e social) diventa di importanza ancor più strategica.

Comunicare bene per essere autorevoli

L’emergenza Covid, probabilmente proprio per il fiorire di fake news, indicazioni spesso poco precise, credito dato a dati senza fondamento scientifico comprovato, ha avuto il risultato di far sì che il pubblico si rivolgesse maggiormente a testate consolidate, firme conosciute e fonti quanto più possibile attendibili, con tanto di campagne diffuse da alcune importanti emittenti a sostegno dell’”informazione responsabile”.

Anche manager e imprenditori devono diventare emittenti attendibili, possibilmente esponendosi e mettendoci la faccia. Per un’operazione di questo tipo sarà indispensabile però padronanza dei mezzi di comunicazione, in modo diretto oppure attraverso la consulenza di specialisti, per dimostrare competenza, precisione e serietà.

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